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venerdì 16 marzo 2018

Trovate microplastiche nell’acqua in bottiglia

Un’estesa indagine di Orb Media svela la presenza di 10 particelle di plastica del diametro di un capello umano per ogni litro d’acqua in bottiglia, nessuna marca esclusa

acquaSiamo abituati a pensare all’acqua in bottiglia come simbolo di purezza: limpida, pulita, controllata, non può che essere sicura. Ma in un mondo dove le microplastiche sono dappertutto (persino nell’aria che respiriamo), è davvero così? Se lo sono chiesti a Orb Media, un’organizzazione non profit di giornalisti indipendenti, che ha condotto un’inchiesta avvalendosi del supporto tecnico della Fredonia State University of New York per l’analisi di 259 bottiglie d’acqua in 9 Paesi diversi. E quello che ne è emerso, per gli scienziati, è preoccupante: una media per litro di 10 particelle di plasticadel diametro uguale o maggiore a un capello umano, qualsiasi fosse la marca delle bottiglie.
L’indagine
Lo studio ha coinvolto 11 diversi marchi di acqua in bottiglia – Aquafina, Dasani, Evian, Nestle Pure Life, San Pellegrino, Aqua (Indonesia), Bisleri (India), Epura (Messico), Gerolsteiner (Germania), Minalba (Brasile), Wahaha (Cina) – per un totale di 259 bottiglie d’acqua analizzate.
I test sono stati condotti dalla Fredonia State University of New York nel laboratorio di Sherri Mason, che già in passato aveva svolto indagini sulle microplastiche contenute in diversi alimenti. Ogni passaggio antecedente l’arrivo in laboratorio (l’acquisto, la consegna) è stato documentato tramite video per assicurarsi di escludere il rischio di contaminazione.
Per appurare la presenza di microparticelle di plastica nell’acqua in bottiglia i ricercatori hanno optato per l’utilizzo di un colorante, il Rosso Nilo, in grado di legarsi alla plastica e di renderla fluorescente a determinate lunghezze d’onda.
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I campioni di acqua sono poi stati filtrati in modo da isolare le microparticelle più grandi di 100 micron, cioè più o meno il diametro di un capello umano. L’analisi su queste particelle ha confermato la loro composizione: plastiche di diverso tipo. In una concentrazione media di 10 microparticelle per litro di soluzione.
Ma c’è di più. Stando ai risultati ottenuti da Mason, nei campioni di acqua in bottiglia analizzati ci sarebbe un’elevata concentrazione di microparticelle più piccole (dai 6,5 ai 100 micron), in media 314 per litro, rilevate grazie a una tecnica di solito utilizzata in astronomia per contare le stelle nel cielo notturno. Di queste, però, non stato ancora possibile risalire alla composizione.
Sebbene secondo Mason “potremmo razionalmente aspettarci che siano plastica”, la scienza si basa su fatti verificabili e per ora la certezza non c’è. La marcatura con il Rosso Nilo, infatti, non costituisce una prova inoppugnabile perché in letteratura scientifica è stato dimostrato che la sostanza colora anche altri composti come gusci e alghe ricchi di grassi (che però teoricamente non dovrebbero esserci nelle acque in bottiglia).
Da dove viene la microplastica?
Appurata la loro presenza, c’è da capire da dove derivino le microparticelle di plastica e quelle di “probabilmente plastica”. Un’operazione non così semplice visto che ogni campione è risultato significativamente diverso dall’altro, una variabilità riscontrata anche in campioni diversi di acqua in bottiglia dello stesso marchio. Solo 17 bottiglie, infatti, sono risultate virtualmente pulite.
Per quanto concerne le microparticelle certamente di plastica, un’ipotesi è che sia l’apertura della bottiglia a causare la contaminazione: l’atto di svitare il tappo farebbe cadere minuscoli frammenti di polipropilene all’interno della bottiglia.
I commenti delle aziende
La Bbc ha contribuito a diffondere la notizia dell’inchiesta di Orb Media (disponibile integralmente sul sito) e ha contattato le aziende proprietarie dei brand di acqua in bottiglia coinvolti nell’analisi.
Molti dei portavoce hanno ribadito con chiarezza di condurre test approfonditi sul prodotto, che dalle analisi interne non sono emersi simili livelli di microparticelle nelle acque, di essere ampiamente sotto i limiti, aggiungendo poi che le microplastiche sono talmente diffuse che non è possibile escludere completamente la possibilità che delle particelle entrino nel prodotto dall’aria, dai materiali di imballaggio o durante il processo di imbottigliamento.
Alcune aziende, poi, sottolineano il fatto che lo studio non sia stato sottoposto a un processo di revisione come avviene solitamente per i paperscientifici e che dunque potrebbero esserci dei problemi metodologici, dovuti anche al fatto che le tecniche per il rilevamento delle microplastiche sono relativamente recenti.
C’è da preoccuparsi?
Mason ha commentato i suoi risultati dicendo che la situazione “non è catastrofica”, ma comunque da monitorare: sebbene oggi non ci sono prove che dimostrino che ingerire piccole quantità di microplastiche sia dannoso per l’uomo, non sappiamo ancora se possano esserci implicazioni a lungo termine per la salute. Niente allarmismo, però. Questi risultati, che dovranno essere verificati ed eventualmente arricchiti, vanno interpretati in prospettiva. Soprattutto per i Paesi in via di sviluppo o in quelle situazioni in cui le fonti d’acqua dolce sono inquinate, l’acqua in bottiglia rimane comunque una scelta sicura.
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