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mercoledì 3 gennaio 2018

LA MOSTRA DI GABRIELE MARINO ALLO STORICO MUNICIPIO DI S.MARIA C.V.

Santa Maria Capua Vetere - Inaugurata lo scorso 16 dicembre, continuerà fino all’8 gennaio, la mini antologica di Gabriele Marino allo Storico Municipio di via Cappabianca a  Santa Maria Capua Vetere, inserita in una serie di manifestazioni artistico-culturali in omaggio all’inaugurazione dell’ex storico edificio che costituisce uno dei gioielli architettonici  della città. Gabriele Marino, artista di rilevanza internazionale, con la collaborazione di Gennaro Stanislao (responsabile della Galleria d’Arte “Il Pilastro”)  e Enzo Oliviero, (funzionario del comune direttore della biblioteca municipale) ha voluto presentare all’attenzione del pubblico che si è mostrato veramente interessato con un’attiva partecipazione, un campionario di opere che vanno dal 1965, anno delle sue prime esperienze pop alle ultime creazioni datate 2015 di carattere anaiconico-materiche che in ogni caso rispettano il lungo “fil rouge” della sua cinquantennale ricerca nel campo delle  arti visive. Coerente e sempre proiettato in avanti, l’artista per questo ed altro, è stato annoverato dall’autorevole rivista d’arte Flash Art, tra i cento artisti più importanti degli ultimi quarant’anni in Italia. L’artista nativo di Atella di Napoli, ha fatto oggetto della sua ricerca lo spirito ironico contenuto  nelle storiche “fabulae atellane“ con quei moti dissacratori che costituivano la prerogativa di quelle rappresentazioni teatrali. Questo humus è ancora presente nel popolo attuale che  si esprime sempre con una punta di sberleffo e di sarcasmo nella vita quotidiana. Gabriele Marino ha accolto tutto ciò nella sua ricerca portata in giro in Italia e nel mondo, attraverso più di settanta mostre personali  e innumerevoli partecipazioni a rassegne e collettive di  alto livello. Del suo lavoro si sono occupati i più importanti critici  d’arte italiani e già nel 1985 Franco Solmi docente al DAMS di Bologna dell’arte di Gabriele Marino ebbe a scrivere in una monografia dedicata all’artista: “…quasi tutti gli studiosi hanno colto l’irreprimibile vocazione al far fantastico del pittore di Atella e molti hanno sottolineato come a questo dilatarsi dell’immaginazione (del fare immagini) corrisponde sempre una sorta di riduzione a uno schema didattico ad una pseudo tabella  delle convenzioni espressive entro le quali l’elemento ironico gioca il ruolo ammiccante della ragione che dalla fantasia recupera qualche distanza. Mi sembra, insomma che nel contrasto che nel continuo rivisitare la tradizione, della cultura, dei costumi e dell’arte stessa, Gabriele Marino abbia mantenuto una tenace riserva mentale, la stessa che si è espressa, in tante sue opere, nei confronti  della storia   e dei suoi personaggi emblematici. Anzi il suo Federico da Montefeltro ha un senso solo  in quanto perde la sua identità di immagine d’arte “originale “ per  divenire oggetto di una imagerie ripetibile e ripetuta all’infinito, in un gioco inarrestabile di rispecchiamenti, immaginari, appunto non è un caso che Gabriele Marino, negli anni sessanta, abbia svolto ricerche “Pop” assumendole come strumento di contestazione  aperta dei modelli della società affluente….” La mostra si sviluppa in una dimensione cronologica che ci fornisce anche un piccolo saggio di sculture in ottone che vanno in una tematica mitologica a rivisitare Il “supplizio di Tantalo” e una vera chicca qual è la Diana Tifatina che in un’estrema sintesi classicheggiante rievoca  il mondo perduto di un luogo ameno sostituito con brutalità dalle mani dell’uomo facendolo diventare la montagna estremamente brulla e costituisce perciò un omaggio al nostro territorio” perduto” con un punta di rimpianto. Le ultime opere esposte sono invece uno spaccato del decadimento del mito americano con la serie delle “stones star’s” espresse attraverso uno sfaldamento pittorico che fa della materia , la protagonista  assoluta, giocando sul tema delle stelle della bandiera statunitense.





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