Fonte: Corriere
della Sera, 16 luglio 2017 – articolo di Giuliana Ubbiali
La parte
civile: "La perizia, perdita di tempo". La difesa:
"Necessaria". Verso la sentenza Massimo Bossetti, detenuto dal 16
giugno 2014, lunedì saprà la decisione della Corte d'Appello. L'ultima parola
sarà di Massimo Bossetti, lunedì. Subito dopo la Corte si ritirerà per
decidere: sentenza o perizia sul Dna, che in mezzo ad attacchi e contro
attacchi, resta l'argomento centrale. Inutile, secondo la parte civile.
Necessaria, per la difesa.
L'ultima
parola sarà di Massimo Bossetti, lunedì, poco prima che la Corte d'Assise
d'Appello si ritiri. Ma difficilmente sarà l'ago della bilancia di un
processo che si fonda sulla prova scientifica. Il Dna, appunto. I giudici
riemergeranno dalla camera di consiglio con la sentenza, oppure con
l'ordinanza che dispone la perizia genetica chiesta dalla difesa. Sono le due
principali possibilità che ci si attende. La seconda sembra l'unica via
d'uscita dell'imputato dalla conferma dell'ergastolo. È vero che i suoi
avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno più volte invocato il
dubbio ed è vero che, nel dubbio, si assolve con la vecchia formula
dell'insufficienza di prove. Ma, alla luce del dibattito perizia sì perizia
no, sarebbe logico aspettarsi che se i giudici dovessero averne, di dubbi sul
Dna, vorrebbero vederci chiaro con nuove analisi e periti super partes.
Non è un
caso che, tra polemiche e risposte alle critiche spesso vestite di accuse, la
questione di maggiore sostanza è stata questa nelle repliche. Perizia no,
dicono il procuratore generale Marco Martani e gli avvocati di parte civile,
Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta: "È inutile, il dato è acquisito".
Perizia sì, non transigono gli avvocati di Bossetti: "È necessaria per
via delle anomalie". Viene da chiedersi come sia possibile, con la
scienza di mezzo, che le versioni siano così opposte. "Non abbiamo
nemmeno capito che perizia si vuole - l'intervento di Pezzotta -. È possibile
estrarre altro Dna dagli indumenti della bambina? Dal processo abbiamo capito
di no. Che piaccia o no, comunque, il dato è acquisito, lo dice anche la
Cassazione. Si vuole confrontare Ignoto 1 con Bossetti? L'hanno già
confermato gli esami privati della difesa.
Si vuole
una perizia sul mitocondriale? È opinione concorde che gli approfondimenti
non siano utili, anche della consulente della difesa Sarah Gino che per altro
non ho più visto. Sull'operato dei carabinieri?". Allora, i quesiti
finali: "Si vuole sottoporre il Ris di nuovo alle forche caudine? Si
vuole perdere tempo?". Perché, dice Pezzotta, "la difesa dell'imputato
sostiene che le analisi siano viziate da 261 irregolarità, ma sui dati grezzi
non aveva nemmeno depositato una consulenza e ora arriva con delle slide
fatte di copia e incolla". Parla di "tesi priva di senso", il
delitto commesso altrove rispetto al campo di Chignolo, di "videogiochi
proiettati in aula" riferendosi alla foto satellitare che secondo i
legali dell'imputato lo indicherebbe e di "tentativo di ingannare".
Confrontare
il Dna di Bossetti con Ignoto 1 è lo scopo della difesa del carpentiere:
"Massimo mette il sangue, noi la faccia". Non sulle tabelle, però,
perché il risultato è scontato. Ma prendendolo dalle provette o dai reperti.
"Non si può rifare? Non sono problemi vostri - si rivolge Camporini ai
giudici - ma di chi avrebbe dovuto conservare il materiale. La Corte deve
decidere se il processo ha la necessità di verifiche. Noi comunque in primo
grado abbiamo sentito un consulente dire che c'è ancora materiale".
La
battaglia principale dunque è sul Dna nucleare, quello che identifica. Ma
anche sul mitocondriale, che manca, le posizioni sono opposte. Salvagni ha
parlato di "auto senza motore" per dire che "non esiste in
natura l'uno senza l'altro". Il pg ha invece usato un'altra immagine,
per dire quanto pesi l'uno e non pesi l'altro: "È come avere dei rottami
di un'auto che è sì senza motore ma ha il numero di telaio". Di nuovo la
scienza, di nuovo due versioni inconciliabili. Secondo gli avvocati di
Bossetti, di base i Dna sono simili e basta una minima differenza per
scambiare il colpevole: "Non parliamo di complotti, ma di persone e le
persone possono sbagliare", si riferiscono al Ris.
Pelillo,
che parla di "arringa suggestiva che spesso deborda in falsità",
dice il contrario: "Il nostro consulente Portera ci ha spiegato che la
parte sovrapponibile dei Dna è del 99,6%, è molto diverso dal 99,999% che
dice Salvagni, perché il rimanente 0,4% è uguale a 12 milioni di
"mattoncini" differenti". Dna a parte, in aula sono volate
sciabolate. Il pg ha ribattuto agli attacchi di Salvagni, soprattutto.
"Suggestioni, cose false, ordini di scuderia. Aggressioni verbali,
parole lesive per me e per il Ris. Mai successo in 30 anni di carriera. Un
polverone per distrarre dai veri argomenti del processo, così è più facile
invocare il dubbio salvifico". Nessuno può più dire nulla. Parola alla
Corte, ora, che più volte ha ribadito un concetto per voce del presidente
Enrico Fischetti: "Siamo in appello, ci si basa sugli atti, non possono
entrarne altri, nuovi". Si è discusso se le slide della difesa lo
fossero o no. No, dicono gli avvocati, che le hanno depositate ieri in una
memoria. Quella è sempre ammessa.
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domenica 16 luglio 2017
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