CINQUE MILIARDI DELLE VECCHIE
LIRE SEQUESTRATE ALL’ ODONTOEDITORE E TRUFFATORE PASQUALE PICCIRILLO- GIORNALI
E TV LIBERE NEL MIRINO DELLA PROCURA
DELLA REPUBBLICA DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
___________________
____________________________________________________________________
RICATTI ED ESTORSIONI AI DANNI DEI GIORNALISTI
_______________________
_________________________________________________________________
Il Procuratore della Repubblica Maria Antonietta Troncone |
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore
testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato da questa
Procura, in sinergia con i competenti Reparti della Guardia di Finanza, anche
nel contrasto alle frodi nel settore dei contributi pubblici all'imprenditoria
privata.
Questa mattina il Nucleo di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza di
Caserta ha posto in esecuzione un decreto di sequestro preventivo,
emesso
Dall’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere -su
richiesta della
locale Procura- avente ad oggetto beni per un valore complessivo
superiore ai 2,5
milioni di euro nei confronti della “Dossier Società Cooperativa Giornalistica”,
a
responsabilità limitata, operante nel settore dell’editoria, nonché dell’amministratore
di fatto Pasquale Piccirillo e
dei rappresentanti legali pro-tempore della medesima
società, Antonio Sollazzo e Caterina Maria Bagnardi . Il
provvedimento di sequestro rappresenta l’epilogo dell’articolata e complessa attività
di indagine svolta dalle Fiamme gialle tarantine in collaborazione con quelle casertane
- con il coordinamento della Procura sammaritana - che ha consentito di disvelare
la illecita percezione, da parte della società cooperativa “Dossier”, dei finanziamenti
pubblici all’editoria, previsti a garanzia del pluralismo dell’informazione,
per le annualità 2009, 2010 e 2011. La normativa di riferimento prevede che, al
fine di conseguire il finanziamento all'editoria, le cooperative della specie
devono associare almeno il 50% dei giornalisti dipendenti, aventi rapporto di
lavoro regolato dal contratto nazionale di lavoratore giornalistico, con
la clausola di
esclusiva con le cooperative medesime. L'attività investigativa
espletata ha
consentito, allo stato, di ricostruire il meccanismo truffaldino
architettato e
realizzato: far figurare la compagine societaria come composta da
giornalisti, con
contratto di esclusiva, in numero tale da superare la predetta soglia
percentuale; e
ciò contrariamente al vero, trattandosi di giornalisti che, in realtà,
non ricoprivano
affatto il ruolo di soci. Infatti, i giornalisti sentiti come persone
informate dei fatti hanno escluso la qualità di soci della cooperativa,
precisando la loro associazione alla cooperativa fosse solo fittizia e non
attribuibile alla propria volontà. Essi, hanno, invero, dichiarato che la loro
partecipazione era stata dettata dalla necessità di accesso o di
conservazione del posto di lavoro, a fronte della minaccia di
licenziamento,
risolvendosi quindi in un mero rapporto di lavoro dipendente.
Nella medesima prospettiva gli stessi hanno dichiarato, inoltre, di non
avere versato
alcuna quota associativa, né di avere ottenuto il rimborso al momento
del
licenziamento, nonché di avere firmato documenti precompilati e privi di
data al
momento dell'ingresso nella cooperativa, sempre sotto la minaccia della
risoluzione
del rapporto di lavoro. Addirittura, in alcuni casi, i giornalisti
dipendenti hanno riferito
di non essere stati affatto al corrente della loro qualità di socio,
appresa soltanto in
epoca successiva al licenziamento.
Tale condotta artificiosa ha così integrato la fattispecie di truffa
aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche, in quanto ha indotto in errore il
Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria, facente capo alla
Presidenza del
Consiglio dei Ministri, determinandolo all'erogazione di un beneficio
non dovuto sul
presupposto ingannevole dell'esistenza dei requisiti richiesti dalla
disciplina di
settore.
Il G.I.P., aderendo alla richiesta di questa Procura, ha pertanto emesso
il
provvedimento di sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie,
dei beni mobili
e immobili nella titolarità della società e dei suoi amministratori fino
a concorrenza
dell'importo dei finanziamenti illegittimamente erogato.
Gli esiti dell'attività d'indagine costituiscono un'ulteriore
testimonianza del costante
presidio economico-finanziario esercitato da questa Procura, in sinergia
con i
competenti Reparti della Guardia di Finanza, anche nel contrasto alle
frodi nel
settore dei contributi pubblici all'imprenditoria privata.
Nessun commento:
Posta un commento