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domenica 26 ottobre 2014

Il tutto in seguito alla recensione del libro di Gigi Di Fiore: “L’Impero dei Casalesi”
CITATO PER DOMANI INNANZI AL GIUDICE ATTENA ROBERTO SAVIANO PER IL PROCESSO PER DIFFAMAZIONE CONTRO TERLIZZI E SALVATI


Il“prigioniero” di Stato,     Roberto Saviano – come afferma  il sito “Dagospia” è affetto da “querelite acuta” .  Per i giornalisti casertani sono costituiti gli  avv.ti Nicola Garofalo, Dario Pepe,   Genny Iannotti, Alfonso Quarto, Angelo Santoro e Cesare Gesmundo. Per Saviano l’avv. Antonio Nobile -    

NESSUNO TOCCHI SAVIANO - L’IRA DEL “GOMORROICO” SI ABBATTE SU “CASERTASETTE.IT”, REO DI  AVER RECENSITO UN LIBRO SUI CASALESI DEFINITO PIÙ VERITIERO DI ‘’GOMORRA’’ (QUERELATO ANCHE PER ALTRI PEZZI RIPRESI ANCHE DA DAGOSPIA) -  SI ATTENDONO ORA VIBRANTI ARRINGHE DEI NUMI TUTELARI (A SENSO UNICO) DELLA LIBERTÀ DI STAMPA...



Citati come testimoni lo stesso   Roberto Saviano,  lo scrittore Alessandro Dal Lago, e i giornalisti Roberto D’Agostino ( Dagospya), Antonio Arricale ( Confindustria )  e Simone di Meo ( Il Giornale). Fissata una udienza esclusivamente per il delicato processo-

     Caserta – La vicenda risale al 2008, allorquando il cronista giudiziario Ferdinando Terlizzi, recensì un’opera di Gigi Di Fiore,  (inviato de “Il Mattino”)  “L’Impero dei Casalesi: traffici, storie e segreti dell’occulta e potente mafia dei casalesi”; (…”L’ultimo rifugio di Sandokan era un bunker sotterraneo, protetto da tre mastini napoletani, in cui il boss ingannava il tempo dipingendo e leggendo libri su Napoleone e il regno delle Due Sicilie. Alla sentenza d’appello del processo Spartacus i protagonisti di questo libro hanno totalizzato 16 ergastoli e 336 anni e tre mesi di reclusione…”).
     Un libro “verità”, dunque,  per il quale Terlizzi scrisse che Gigi Di Fiore, a differenza di Roberto Saviano in “Gomorra”,  non aveva scritto cazzate. Apriti cielo. E nell’occasione – appena diffusasi la notizia che Saviano aveva querelato i cronisti casertani  - Simone Di Meo ( scrittore e giornalista  ) scrisse su “Il Giornale”: “Roberto Saviano,  infatti, fedele alla predica, l’eroe dell’antimafia di carta se l’é presa con chi, in terra di camorra, svolge il non facile compito di informare. E così ha querelato il sito d'informazione Casertasette.it  mandando sotto processo il direttore della testata, Biagio Salvati (un eccellente cronista che ai tempi riempiva di carte giudiziarie l'ancor acerbo scrittore) e il decano dei cronisti di giudiziaria  casertani Ferdinando Terlizzi.
     “Si è sentita diffamata – scrisse ancora Di Meo - la star di Gomorra, da una serie di articoli che il quotidiano online ha pubblicato da maggio a ottobre 2008, quando ormai il bestseller sui Casalesi aveva superato i confini nazionali per conquistare i mercati europei. Cose forti, attacchi violentissimi. Roba da condanna sicura. Eh, sì: il paladino della libertà di stampa, ad esempio, non ha digerito il fatto che Terlizzi abbia recensito un libro sulla camorra del bravissimo giornalista napoletano Gigi Di Fiore scrivendo che si trattava di un lavoro più fedele alle fonti e ai fatti rispetto a Gomorra, che contiene invece parecchie vicende inventate di sana pianta. ( che Terlizzi ha definito “cazzate”). Anatema. E ancora: Salvati e Terlizzi dovranno spiegare com'è che gli è saltato in mente di scrivere che Sua Eccellenza Saviano aveva difficoltà a trovare casa per motivi di sicurezza, dopo che la stessa notizia l'avevano pubblicata - evidentemente, senza ricevere carte bollate - praticamente tutti i quotidiani napoletani”.
     “Affetto da “querelite acuta” – ha concluso Di Meo -  Saviano ha denunciato il direttore e il cronista/commentatore del sito anche per articoli ripresi pari pari da altri quotidiani e soprattutto dall'informatissimo e cliccatissimo sito “Dagospia”. La sola decisione di riproporli ai lettori di “Casertasette.it”, secondo lo scrittore, li rende meritevoli di una legnata in un'aula di giustizia”.
     “E poco importa che, prima o in contemporanea al sito casertano, gli stessi articoli avessero fatto il giro del web e della carta stampata. Così la prossima volta imparano a rimetterli nella home page. E il primo che deve pagare per omesso controllo è proprio il direttore Salvati, quello che generosamente forniva al carneade Saviano atti giudiziari e chicche sui Casalesi. La guerra è guerra”.
      Arriviamo così a Santa Maria Capua Vetere,  dove la Procura,  dopo qualche tempo,  chiede il rinvio a giudizio per diffamazione sia del Terlizzi che del Salvati. Instauratasi la causa innanzi al Gip  Francesco Caramico d’Auria, lo stesso, dopo la costituzione di parte civile di Roberto Saviano con la difesa dell’avv. Antonio Nobile e le arringhe dei difensori ( Mauro Iodice per Salvati ) e Nicola Garofalo e Dario Pepe per Terlizzi, decide di stralciare la posizione di Salvati e di rinviare a giudizio il Terlizzi per l’udienza del  21 maggio 2013,   innanzi al Giudice Monocratico dottoressa  Roberta Attena, in un giorno, però che il giudice non aveva udienza, per cui il processo veniva rinviato al 27 ottobre. 
       Prima dell’udienza gli avvocati difensore avevano presentato una nutrita lista di testimoni a discarico per l’imputato Terlizzi. Saviano Roberto, persona offesa; Prof. Alessandro Dal Lago, autore del libro “Eroi di carta, il caso Gomorra e altre epopee”, sulle “discrepanze tra parole e realtà” (intervista dell’autore del 12.07.2010) rilevate dal Dal Lago nel testo del Saviano; Biagio Salvati, giornalista, sulle fonti da cui gli articoli per cui è processo traevano origine e sulla circostanza che taluni di essi (o tutti) erano ripresi dal sito “Dagospia” con copia e incolla; Roberto D’Agostino, giornalista e direttore del sito “Dagospia”, sulle circostanze di cui al punto che precede, sulle fonti in suo possesso e su ogni altra circostanza utile in relazione ai fatti di cui all’imputazione; Simone Di Meo, giornalista e scrittore, sui fatti relativi alla vertenza con il Saviano avente ad oggetto un presunto plagio di articoli del Di Meo, usati (e, secondo il Di Meo, anche travisati) dalla persona offesa dal reato nel presente procedimento; Dott. Antonio Arricale, giornalista, anche in qualità di consulente tecnico, potrà riferire circa le modalità di attribuzione di articoli non firmati.
Dunque, dopo l’errore di citare a Milano,   un postino omonimo del Terlizzi, il secondo incidente di percorso,  ha bloccato nuovamente il processo essendo fissata una udienza sbagliata. Malagiustizia  o jella del Saviano?  Ma non basta… perché poi si è arrivati al ridicolo.
     Nello stesso giorno che si doveva celebrare il processo innanzi al giudice Attena agli avvocati difensori ( Avv. Angelo Santoro e Gennaro Iannotti ) veniva notificato un decreto di chiusa istruttoria e la richiesta da parte della Procura ( P.M. Giuliana Giuliano) di rinviare a giudizio  per diffamazione ( “nuovamente”: “bis in idem”? La locuzione latina ne bis in idem, tradotta letteralmente, significa "non  due volte per la medesima cosa". ) sia il Terlizzi che il Salvati… con lo stesso capo di imputazione che però portava l’annotazione:”così modificato”… ma nulla veniva rettificato o modificato.   Nuova jattura di Saviano o malagiustizia?
Nell’ultima udienza gli avvocati difensori avevano chiesto che venisse accorpato nuovamente il giudizio contro il Salvati che era stato “stralciato” dal Gip Caramico D’Auria. Unificati i processi nuovamente l’udienza di domani vede i due  giornalisti casertani  alla “sbarra” per l’incredibile reato: il Salvati per il “copia” e incolla da Dagospia e il Terlizzi per la critica letteraria e cioè per un reato di opinione. 



  

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