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mercoledì 26 settembre 2012







Accadde a Casal di Principe il 21 agosto del 1959
IL TIRO AL BERSAGLIO TRA LA FOLLA – L’ASSASSINO CHE LAVORAVA COME BARBIERE FECE LA RIGA IN TESTA AD UN CLIENTE CON UN COLPO DI PISTOLA – E’ PASSATO ALLA STORIA

 

     L'assassino lavorava come barbiere: sparò ad un cliente che protestava Lo sventurato si senti sfiorare i capelli da due proiettili e cadde svenuto, ma non osò presentare denuncia.   Lo sparatore,  che è passato alla storia, secondo alcuni   voleva bene apparire agli occhi di una quindicenne. Le cronache dell’epoca raccontano che,  alla presenza di oltre duemila persone, mentre sul feretro cadevano fiori e confetti bianchi - secondo l'usanza -  si  svolsero  i funerali di Luigi Della Corte, il giovane ucciso per la bravata del “figaro” pistolero.
     Dopo alcuni giorni,   i carabinieri della tenenza di Aversa,  riuscirono  ad arrestare il responsabile dell'assassinio, Orlando Gagliardi, il ventenne che sparò per dimostrare di saper colpire un ciondolo che il passante portava alla cintola. Con lui fu  arrestato il coetaneo Mario Di Tella che l'aveva spalleggiato Intanto si apprese  che,  le condizioni di Francesco Della Corte,  nipote della vittima, colpito anche lui nel corso della folle  sparatoria e ricoverato all'ospedale “Antonio Cardarelli”  di Napoli, erano migliorate. Decedeva, invece, invece lo zio, che fu trasportato all'ospedale della SS. Annunziata di Aversa.
     Il vero motivo per cui il Gagliardi  avrebbe  ucciso  non fu  soltanto quello di dare prova della sua bravura con la pistola. Le indagini dei carabinieri  accertarono, infatti,  che egli voleva suscitare l'ammirazione di una bella fanciulla quindicenne, Ida de Chiara, con cui si era fidanzato e che in quel momento si trovava alla finestra. Egli, come provavano i suoi  numerosi e gravi precedenti, non era nuovo a questo genere di esibizioni, delle vere e proprie “corride” all'arma da fuoco,  dove spesso  da “toro”,  doveva fare il primo malcapitato.
     Il Gagliardi andava  da Casal di Principe a Villa di Briano per fare il barbiere. Si racconta che una volta che un cliente, tale Antonio Maisto, osò esprimere, sia pure con garbo, le sue perplessità sul modo come era stato servito di barba e capelli, il Gagliardi lo invitò a uscire fuori. Quando l'incauto aderì senza sapere cosa l'attendeva, il “figaro pistolero”, sempre tenendo addosso il bianco camice, impugnato il revolver gli sparò due colpi che gli lasciarono una riga nella chioma. Il Maisto  per la paura svenne, ma giunto il momento di dire al magistrato se aveva o no subito quel nuovo sistema di rasatura, lo smentì, non sentendosi proprio sicuro di non dovere un giorno ripetere l'esperimento.
      Un’altra volta il Gagliardi invitò alcuni giovani a sollevare delle sedie con i denti. Non riuscendovi essi, insultò uno dei sottoposti alla tortura,  tale Benito Cacciapuoti sparandogli due colpi che lo ferirono alla mano destra. Licenziato dal proprietario del salone, per le sue singolari maniere di fare la riga ai capelli dei clienti,   non già col pettine,  ma con la pistola il Gagliardi continuò a frequentare Villa di Briano, dove passava per le strade con aria da mattatore.
     I suoi numerosi precedenti avevano potuto farlo trovare in libertà perché, commessi da minorenne, erano stati sempre puniti con pene condizionali prima e poi comunque lievi. Era uscito – infatti- da poco tempo  dalla prigione scuola “Gaetano Filangieri”, dopo aver scontato una pena per un altro grave episodio svoltosi presso un cinema di Aversa.  Il Gagliardi, infatti, mentre assisteva ad un film western,  e nel mentre  la scena mostrava un bandito nell’atto di  sparare alle spalle il suo avversario, il giovane con la sala piena di gente ed al buio,  estrasse la pistola e sparò numerosi colpi che addirittura forarono in più  parti il telone  dello schermo cinematografico.  
     I fatti di Villa di Briano, come osservarono  le autorità giudiziarie incaricate del difficile compito di fare rispettare la legge nell'aspra e solitaria zona dei “mazzoni”, andavano  inquadrati in una situazione delle più preoccupanti. Addirittura si erano verificati in precedenza atti dio teppismo ed aggressioni da Far West.  Le corriere, infatti, spesso dovevano essere scortate dai carabinieri. Ciò dopo vari episodi, dì cui il più grave si verificò con una sparatoria fatta da una persona, non  ufficialmente nota, ( ma gli inquirenti pensarono al barbiere)   contro un autobus dove egli non aveva trovato posto. Nei giorni precedenti  ad Aversa una banda di 14 ragazzi dagli 8 ai 13 anni, tutti identificati, saccheggiò completamente  una palazzina dell'Ina-casa in via Diaz, pronta per esser inaugurata. Quando, il giorno prima della cerimonia, un funzionario di questo istituto, il geom. Renato Correra, si recò a fare una ispezione, constatò che erano stati asportati tubi, telai con vetri e ferri delle balconate. 

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