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domenica 1 luglio 2012

LA SEZIONE MISURE DI PREVENZIONE PRESIEDUTA DA LELLO MAGI HA SOLLEVATO PER LA SECONDA VOLTA CONFLITTO DI INCOSTITUZIONALITA’ DELLA LEGGE CHE PREVEDE LA SORVEGLIANZA SPECIALE ANCHE PER CHI E’ GIA’ STATO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO - IL CASO DI LUIGI DE VITO –


LA SEZIONE MISURE DI PREVENZIONE PRESIEDUTA DA  LELLO MAGI

 HA SOLLEVATO PER LA SECONDA VOLTA CONFLITTO DI INCOSTITUZIONALITA’ DELLA LEGGE CHE PREVEDE  LA SORVEGLIANZA  SPECIALE  ANCHE PER  CHI E’ GIA’ STATO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO - IL CASO  DI  LUIGI DE  VITO –


   






















  Santa Maria Capua Vetere – ( di Ferdinando Terlizzi ) -  La Sezione Misure di Prevenzione  del Tribunale di S. Maria C.V. ( Presidente Lello Magi, giudici Paola Lombardi e Roberta Attena) ha sollevato conflitto di incostituzionalità della legge che prevede l’applicazione della misura  di prevenzione personale  della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza,  con obbligo di soggiorno  nel Comune di residenza per la durata di anni cinque anche nei confronti di chi – come nel caso di specie – è detenuto ed è condannato a più ergastoli.
    
     E’ il caso di Luigi De Vito, 44 anni, da Casal di Principe,  condannato più volte all’ergastolo,  per concorso in vari omicidi, nei confronti del quale la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ha chiesto  il 30 novembre del 2010,  l’applicazione della misura di prevenzione personale  ( a pena espiata) nonostante sia detenuto da quasi 10 anni e sia stato condannato a vari ergastoli passati in cosa giudicata.  
     Nell’ultima udienza,  il Pm chiedeva l’accoglimento della proposta, mentre i difensori Avv.ti Giuseppe Garofalo e Carlo De Stavola  chiedevano il rigetto. Il Tribunale, invece, dopo una premessa decideva di sollevare,  come detto, conflitto di incostituzionalità.  Il procedimento nei confronti di Luigi De Vito – ha motivato il Tribunale -  va sospeso,  in attesa della decisione su questione di costituzionalità che questo stesso Collegio ha sollevato nel procedimento a carico di  Antonio Di Gaetano.   
      Luigi De Vito, infatti, è soggetto che risulta detenuto (sin dal 21.4.'99) anche in forza di tal une decisioni irrevocabili che ne hanno affermato  la penale responsabilità. In particolare, a far data dal 23.4.2010  è definitivo con condanna alla pena dell' ergastolo con isolamento diurno per anni uno, come risulta dalla posizione giuridica trasmessa dalla Casa Circondariale di Ascoli Piceno.
     “Vi è dunque una condizione giuridica e fattuale – ha osservato il Tribunale -  di detenzione che, in concreto. Determina il 'contenimento' della pericolosità sociale del proposto, nella forma  più ampia e per una durata tendenzialmente perpetua. Tuttavia, come è noto, la giurisprudenza di legittimità ritiene non ostativa alla applicazione della misura di prevenzione la condizione di cui sopra”.
     La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza è applicabile anche a persona detenuta in espiazione dell'ergastolo, giacché questa pena, quantunque. in linea di principio, perpetua e, come tale, teoricamente ostativa all'esecuzione della misura di prevenzione, è di fatto suscettibile di estinzione attraverso numerosi istituti previsti dall'ordinamento penale, quindi, non è incompatibile con l'eseguibilità della misura stessa, alla quale è possibile dare corso una volta cessato lo stato detentivo del condannato e sempre che permanga la sua pericolosità sociale.
     “In altre parole, si ritiene che il possibile accesso a benefici previsti dall' ordinamento penitenziario (che, nel caso in esame, appare estremamente ipotetico in quanto raggiungibile solo attraverso un futuro comportamento collaborativo o comunque una verifica in positivo della totale assenza di collegamenti con l'ambiente criminale di origine) legittimi, allo stato, una decisione applicativa che resterebbe sospesa 'sine die'. Ciò rende il caso in esame del tutto analogo a quello già deciso da questo Collegio con trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale”. 
      “Dall'applicabilità - alla stregua dell'indirizzo interpretativo consolidatosi dopo la citata pronuncia a Sezioni Unite – ha spiegato ancora il  Tribunale nella sua decisione  - delle misure di prevenzione personali anche a soggetti (quali l'odierno proposto) in stato detentivo per espiazione pena, deriva che, essendo l'esecuzione necessariamente differita, in tali casi, al momento della scarcerazione, le limitazioni alla libertà personale del sottoposto connesse alla misura di prevenzione eventualmente applicata finiscono per essere, di fatto, imposte in un'epoca diversa ed, in alcune ipotesi, anche molto lontana dal momento deliberativo in cui viene vagliata la pericolosità del soggetto e, quindi, in un tempo in cui egli potrebbe non essere più pericoloso”.
     Siffatto automatismo induce a dubitare della compatibilità dell'art. 12 legge 1423/1956, (attuale art. 15 T.U. Antimafia) con l'art. 3, comma l, Cast., nella parte in cui non prevede, in ipotesi di sospensione della esecuzione della misura di prevenzione personale a causa dello stato detentivo in espiazione pena, il potere-dovere del giudice dell'esecuzione di valutare la persistenza della pericolosità sociale nel momento dell'esecuzione, analogamente a quanto previsto dall'art. 679 c.p.p per le misure di sicurezza, anche non detentive.  
     “La questione sollevata assume carattere di pregiudizialità anche nel presente procedimento che, pertanto, va sospeso con comunicazione alle parti e verrà nuovamente fissato all'esito della comunicazione da parte della Cancelleria della Corte Costituzionale circa la decisione adottata in precedenza. Per questi motivi – ha concluso il Tribunale  - sospende la decisione, per ritenuta pregiudizialità con questione di costituzionalità in corso”.
     Luigi De Vito è legato principalmente al figlio di Francesco Bidognetti, Raffaele, ed alle richieste estorsive avanzate nei confronti dell’imprenditore Francesco Emini di Parete, ma anche all’omicidio di Davide Corvino e Raffaele Piccolo che era legato a quello di Salvatore Bidognetti. Infatti i tre furono uccisi lo stesso giorno, il 3 novembre 1997, a Casal di Principe, ma per questi episodi De Vito fu assolto dalla terza corte di assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Proprio nel passaggio di potere da Francesco Bidognetti (arrestato insieme a Domenico Bidognetti, Giuseppe Cristofaro,  Luigi De Vito e Vincenzo Di Bona il 3 marzo del 2006 per estorsione e 416 bis) al giovane figlio Raffaele si era creata qualche tensione. Ma la presenza di Francesco Pezzella, detto ‘O Tabaccaro, come capozona non entusiasmava il giovane rampollo né il suo braccio destro, impostogli dal padre Francesco, Lorenzo Ventre detto ‘O Drink.
     Tuttavia l’omicidio di Pezzella era già segnato da tempo e probabilmente fu trovata la giusta occasione per farlo fuori. Fu proprio la sua morte a far aprire le indagini che poi portarono in sequenza ai due maxi arresti di Lusciano e Parete effettuati a luglio e ottobre di quest’anno. Dopo l’arresto di Giuseppe Ventre, Luigi Guida, Salvatore Spenuso e Alfonso Santoro, fu la volta del grosso dell’associazione. Finirono in cella, per estorsione aggravata dall’articolo 7, tutti gli uomini di Lusciano: Raffaele Bidognetti, Lorenzo Ventre, Luigi Panfilla, Antonio Nugnes, Antonio Lanza, Giovanni Iometti, Augusto Venditto, Giovanni Cellurale e Nicola Garofalo.
     Il nome di Luigi De Vito ( è un caso singolare  il suo, non ha mai ucciso,  ha solo  fatto da specchietti sta o da autista per le esecuzioni mafiose ) è anche legato, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che hanno chiesto il carcere duro, anche ad un provvedimento eseguito il 19 febbraio del 2008 dal commissariato di Aversa su ordine della direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha identificato i presunti mandanti e movente degli omicidi di Giuseppe Della Corte, assassinato il 29 aprile del 1996 a Casaluce, e di Arcangelo Chiarolanza, ucciso il 15 ottobre del 1992 a San Cipriano di Aversa. La Dia di Napoli, Carabinieri e agenti del Commissariato di Aversa, a conclusione di indagini e di riscontri da parte di collaboratori di giustizia, riuscirono ad identificare i presunti mandanti ed esecutori e a chiarire i moventi degli omicidi di Della Corte e di Chiarolanza.
      

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